L’imperialismo umanitario

21 marzo 2011

 

Autore: תמר הירדני

L’Ottocento, come secolo, può ideologicamente vantare di avere inventato l’imperialismo, e più precisamente, quello civilizzatore, quello che portava i principi del bianco razionale anglosassone o francese nel globo per diffondere razionalismo, cristianesimo e morale europea in tutto il mondo “primitivo” e/o “selvaggio”. A seguito di questo fenomeno Francia e Gran Bretagna hanno costituito imperi che hanno retto sostanzialmente fino alla seconda mondiale. Naturalmente questo imperialismo ha portato morte, dittature, fame, squilibri alimentari di interi continenti ed ha permesso ai “civilizzatori” europei di depredare, saccheggiare e immiserire terre ricche e di antichissimi civiltà.

Il Novecento, dopo la seconda guerra mondiale, con la decolonizzazione ha ideologicamente inventato l’imperialismo didattico. I paesi ex-colonialisti hanno instaurato nei paesi di nuova indipendenza governi fantocci retti da quella borghesia che si era acculturata e arricchita durante l’epoca coloniale e che ha garantito per decenni, in cambio di favori economici ad personam, lo sfruttamento delle risorse energetiche e del sottosuolo dei propri paesi. La tutela degli ex-colonialisti doveva servire ad avviare i popoli a maturare forme di governo democratiche (sic!) e ad imparare ad amministrare uno stato moderno. Peccato che molti di questi paesi avviati alla democrazia abbiano conosciuto tra le più efferate dittature del secolo appena conclusosi. Qualcuno ricorda ancora i vari Bokassa, i vari Mobutu, i vari Idi Amin?

Ma il capolavoro ideologico lo sta compiendo il Terzo Millennio con l’invenzione straordinaria dell’imperialismo umanitario. Dopo l’abbattimento delle Twin Towers è nata quest’ansia umanitaria, questa missione che gli dei hanno affidato agli stati illuminati. Una grande operazione ha portato a  rivedere l’obsoleto concetto di guerra di conquista e di spoliazione delle ricchezze di un paese formalmente nemico. Si interviene ora solo per scopi umanitari, i bombardamenti sono intelligenti, i civili morti sono danni collaterali, i governanti di questi paesi sono bestie assetate di sangue, affamatori del proprio popolo, sterminatori di uomini e minoranze inerti. Non che i capi di questi paesi non brillino per crimini contro l’umanità (basti pensare a Saddam Hussein, allo stesso Muammar Gheddafi, al Thein Sein birmano, ecc) ma molti altri che non ostacolano le magnifiche sorti e progressive dell’Occidente possono continuare indisturbati a reggere dittature di eguale spessore se non addirittura peggiore. Tutti sanno che il Congo, ex-Zaire, è uno degli stati più ricchi del mondo per le immense risorse del territorio, eppure questo paese governato da Mobutu per decenni, grazie all’appoggio degli amici occidentali, ha Pil pro-capite di 171 euro! Nessuno si è mosso a pietà per la miseria in cui questo criminale ha gettato il paese! Se vogliamo restare sul Pil pro-capite, l’equivalente libico Gheddafi lo ha portato a 9.529 euro, superiore quindi a quello della maggior parte dei paesi dell’ex blocco sovietico, triplo di quello albanese, doppio di quello sudafricano, quasi nove volte superiore a quello nigeriano. Saranno in grado i taciti teorici dell’imperialismo umanitario di garantire alla Libia del post-Gheddafi tale livello di reddito?


Barili di motivi umanitari per bombardare la Libia

20 marzo 2011

 

Barili di motivi umanitari

Da anni il popolo libico è vessato da Muammar Gheddafi, eppure questo non ha impedito alle diplomazie internazionali di allacciare rapporti col rais, di commerciare con la Libia, di armarla, di favorire gli investimenti in Occidente di società riconducibili alla famiglia Gheddafi. Qualcuno è arrivato addirittura a baciargli la mano, ad ospitarlo con pompa magna a Roma con tanto di tenda e hostess da sottoporre alla predicazione del capo dei re africani. Tranne poi accorgersi che colui che era stato il nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti non usava metodi democratici. La coscienza si è risvegliata a seguito di una rivolta popolare ancora tutta da spiegare ed ha portato alle cronache il fatto che, udite udite, Gheddafi è uno spietato dittatore. Ci sono voluti più di quattro decenni per realizzare che la Libia è guidata da un uomo senza scrupoli che rispetta i diritti umani con la stessa sensibilità degli avvoltoi coi moribondi, un po’ come i cinesi. Ma una volta realizzato che il dittatore non rispetta i diritti umani, tutti si sono sentiti autorizzati a proporre soluzioni drastiche: “Andiamo, bombardiamo, eliminiamo il mostro Gheddafi”. Stranamente la decisione è stata presa quando dalla Libia è cominciato a diminuire il flusso di petrolio e gas verso il vecchio continente. Allora sono venuti fuori milioni di barili di motivi umanitari per mettere fine alla feroce dittatura del rais, allora anche i baciatori di mani si sono ravveduti ed hanno deciso di iniziare il war-game. Naturalmente i fuochi che sembrano d’artificio sono bombe che stanno uccidendo i libici e non credo che siano così intelligenti da uccidere solo i fedelissimi del rais. Per loro natura, per quanto intelligenti possano essere, le bombe finiscono per uccidere buoni e cattivi, uomini e donne, bambini e vecchi. Diranno che sono danni collaterali inevitabili. Ma questi danni collaterali si chiamano Ahmed, Mohammed, Ali, ecc. e spesso hanno l’unico torto di essere nati in un paese governato da uno spietato dittatore e armato da democrazie occidentali. Esistevano da tempo mezzi per piegare il rais, ma per qualcuno era più comodo farci affari e magari baciargli la mano. Ora si è optato per la soluzione militare. Ancora sofferenze per un popolo che ne conosce da un secolo, ancora morte portata in nome di barili di diritti umani, ancora aerei come corvi neri, ancora dolore su dolore. Anche in Costa d’Avorio c’è un’emergenza umanitaria. Ma fortunatamente per gli ivoriani non ci sono tanti barili di motivi umani per un intervento del Regno della Democrazia.


Il testo ufficiale dell’ultimatum dell’Italia alla Libia (iniziate le manifestazioni per ricordare i cento anni dall’occupazione della Libia)

20 marzo 2011

Sono iniziate le manifestazioni per ricordare i cento anni dalla occupazione  della Libia ?

Il Ministro degli Affari Esteri, onorevole marchese Di San Giuliano, nella, nota dal 26 al 27 del corrente mese, ha diretto al commendatore De Martino, Ministro plenipotenziario e reggente l’ambasciata Italiana a Costantinopoli, il seguente telegramma, di cui ha anche data comunicazione all’incaricato d’affari ottomano in Roma:

« Prego Vostra Signoria di presentare alla Sublime Porta la nota seguente;

Durante una lunga serie d’anni il Governo Italiano non ha mai cessato di far constatare alla Sublime Porta la necessità assoluta che giunga a fine lo stato di disordine e di abbandono in cui la Tripolitania e la Cirenaica sono lasciate dalla Turchia, e che queste regioni siano ammesse a godere del medesimi progressi compiuti in altre parti dell’Africa settentrionale. Questa trasformazione, imposta dalle esigenze generali della civiltà, costituisce per l’Italia un interesse vitale di primissimo ordine a cagione della vicinanza di quelle regioni alle coste italiane. Malgrado la condotta tenuta dal Governo Italiano che ha sempre lealmente accordato il suo appoggio al Governo Imperiale ottomano in diverse questioni politiche anche in questi ultimi tempi; malgrado la moderazione e la pazienza di cui il Governo italiano ha dato prova finora, non solamente le sue intenzioni relative alla Tripolitania sono state disconosciute dal Governo imperlale, ma, ciò che è peggio, ogni iniziativa da parte degli italiani in quelle regioni ha sempre incontrato la più ostinata ed ingiustificata opposizione sistematica. Il Governo Imperiale, che aveva cosi dimostrato finora la sua costante .ostilità contro ogni legittima attività Italiana in Tripolitania e Cirenaica, ha recentemente, con un passo dell’ultima ora, proposto al regio Governo di addivenire ad una Intesa dichiarandosi disposto ad accordare qualunque concessione economica compatibile coi trattati in vigore e colla dignità e cogli interessi superiori della Turchia.

Ma il Governo italiano non si crede ora mai più in grado di entrare in simili trattative di cui l’esperienza del passato ha dimostrato l’inutilità, e che, invece di costituire una garanzia per l’avvenire, non potrebbero che determinare una causa permanente di attriti e di conflitti.

D’altra parte, le informazioni che il Governo Reale riceve dai suoi agenti consolari in Tripolitania  Cirenaica rappresentano la situazione colà coma estremamente pericolosa a causa dell’agitazione che vi regna contro gli Italiani e che è provocata, nel modo più evidente, da ufficiali e da altri organi dell’Autorità. Questa agitazione costituisce un pericolo imminente non solamente per gli Italiani, ma anche per gli stranieri di ogni nazionalità che, giustamente commossi e preoccupati per la loro sicurezza, hanno cominciato ad imbarcarsi lasciando senza indugio la Tripolitania.

L’arrivo a Tripoli di trasporti militari Ottomani, del cui invio il Governo Reale non aveva mancato di fare osservare anticipatamente al Governo ottomano le serie conseguenze, non potrà che aggravare la situazione e impone al Governo Reale l’obbligo stretto e assoluto di provvedere ai pericoli che ne risultano.

Il Governo italiano, vedendosi in tal modo ormai forzato a pensare alla tutela della sua dignità e dei suoi interessi, ha deciso di procedere all’occupazione militare della Tripolitania e della Cirenaica. Questa soluzione è la sola che l’Italia possa adottare, e il Governo italiano si aspetta che il Governo Imperiale voglia dare gli ordini occorrenti affinché essa non incontri, da parte degli attuali rappresentanti ottomani, alcuna opposizione, e i provvedimenti, che necessariamente ne derivano, possano effettuarsi senza difficoltà. Accordi ulteriori saranno presi dai due Governi por regolare la situazione definitiva che ne risulterà.

La Regia Ambasciata a Costantinopoli ha ordine di domandare una risposta perentoria in proposito da parte del Governo ottomano, entro un termine di 24 ore dopo la presentazione alla Sublime Porta del presente documento. In mancanza di che, il Governo italiano sarà nella necessità di procedere all’attuazione immediata dei provvedimenti destinati ad assicurare l’occupazione.

La S. V. vorrà aggiungere che la risposta della Sublime Porta, entro il predetto termine di 24 ore, ci deve essere comunicata anche per il tramite dell’Ambasciata di Turchia a Roma. »

«Firmato: DI SAN GIULIANO ».

(da La Stampa, 29 settembre 1911)


Guai a farsi travolgere dall’onda emotiva! Aspettiamo prima che siano costruite le centrali, poi, in caso di disastro, ne riparleremo

14 marzo 2011

 

Autore: Nuclear Regulatory Commission

La ventata nuclearista che attraversa parte della politica italiana ha dell’inverosimile. Di fronte alle notizie tutt’altro che rassicuranti provenienti dalla centrale di Fukushima, la parola d’ordine della compagine governativa è diventata: “Guai a farsi travolgere dall’onda emotiva!”. Il nucleare in Italia, per non si sa quale calcolo energetico, deve essere realizzato. Non si è ancora sentito dire da nessuno: “Da noi non potrebbe succedere quello che è successo in Giappone”, vantando una presunta superiorità della tecnologia italica su quella nipponica. Forse la memoria è ancora fresca delle straordinarie strutture aquilane crollate per via di una scossa sismica non paragonabile a quella che sta tormentando ed ha distrutto intere città giapponesi o della diga di Montedoglio, tra Umbria e Toscana, che dopo appena 15 anni di funzionamento ha visto crollare una paratia laterale. L’Italia, prima ancora di essere zona sismica, è un paese in cui la corruzione la fa padrona, in cui tutto costa il doppio pur essendo costruito in economia. Già il nucleare è di per sé insicuro (c’è un solo scienziato che può garantire al 100% la sicurezza di un impianto anche di nuova generazione? Il rischio anche se bassissimo non è zero), se ci aggiungiamo all’insicurezza insita anche un’insicurezza di una costruzione all’italiana ecco che anche i più convinti nuclearisti cominciano a vacillare. Se c’è la possibilità di produrre energia col fotovoltaico e l’eolico (e stando alle richieste di impianti l’energia prodotta sarebbe in grado di soddisfare gran parte del fabbisogno nazionale) per quale recondito motivo dovremmo rinunciarci per avallare una scelta costosa, che darebbe la prima produzione tra venti anni, che produrrebbe una quantità di scorie radioattive che nessuno vuole? A pensare male si fa peccato – diceva il divo Giulio – però spesso si indovina.

Nel frattempo la Merkel, nota comunista tedesca, ha annunciato la chiusura di due centrali. Non si dice sempre di imitare la Germania?


“Ho baciato la mano a Gheddafi perché sono un guascone”. Il Cavaliere si dà del guascone. Ma sa cosa significa?

12 marzo 2011

 

Author: RaminusFalcon

Dice il Cavaliere: “Ho un forte carattere guascone, che qualche volta mi porta in modo spontaneo a comportamenti non strettamente conformi alla forma”. (Ansa) Guascone, da quel che so significa: Fanfarone, gradasso; Fanfarone significa: Chi ostenta attitudini, capacità o poteri di cui, in realtà, è sprovvisto e Gradasso: Millantatore, spaccone, smargiasso; Millantatore significa: Che vanta esageratamente cose o qualità non possedute; Sinonimo di millantatore è Sbruffone che significa: Chi vanta qualità che non possiede o imprese che non ha compiuto; Spaccone significa: Persona presuntuosa e vanagloriosa che vanta capacità eccezionali; Smargiasso significa: Persona che si vanta di capacità o imprese inventate o ingigantisce le proprie qualità. Chi è il consulente linguistico dell’Inarrestabile Cavaliere?


È vero siamo sciacalli: Il Giappone ci insegna che le centrali nucleari sono insicure e generano morte e distruzione nel presente e nel futuro

11 marzo 2011

 

Author: Wanrouter

Nessun scienziato al mondo e che conosca le leggi della fisica e della scienza in genere potrà garantire che le centrali nucleari siano sicure al 100%. Questo è l’unico dato certo: non esiste probabilità assoluta che un incidente nucleare non si verifichi.

Qui per una volta non vogliamo essere “burloni”o  ridere ma, se volete,  fare gli sciacalli.

Le statistiche e le leggi della fisica ci dicono che le centrali nucleari non ci garantiscono che un incidente non possa accadere.

È vero che le precauzioni che vengono prese sono nettamente superiori a quelle di qualsiasi impianto che produce energia (siamo sicuri che questo succederebbe anche in Italia?) ma se succedesse un incidente le conseguenze sarebbero enormemente superiori a qualsiasi altro danno causato da un’altra fonte o impianto.

Vogliamo per una volta essere catastrofici e denunciare il fatto che l’energia nucleare, prodotta con la fissione dell’atomo,  non solo è antieconomica (argomento da salotti televisivi per politici) ma pericolosa per la vita della nostra comunità.

Un esempio? Guardiamo quello che sta succedendo in Giappone.

Un terremoto devastante sta mettendo a rischio la vita di tante persone, non solo per la sua terribile forza distruttrice, ma anche perché alcune centrali nucleari sono state danneggiate e rischiano di far uscire radiazioni dal suo interno.

Ora qui in Italia il governo e il sig B e con lui tanti soloni, anche dell’opposizione con Veronesi in testa,  pensano di basare una politica energetica del futuro sull’energia nucleare di fissioni.

Ma quello che sta succedendo in Giappone non insegna niente? Bisogna far finta di niente e non denunciare il fatto che è una disgrazia per questo paese abbracciare l’energia nucleare?

Qui chi può garantire che non possano accadere incidenti che mettano a rischio la vita di milioni di noi italiani?

Siamo sicuri che non possa accadere un sisma distruttivo come quello del Giappone se non siamo in grado di sapere se domani abbiamo un terremoto? Se non siamo in grado di garantire la corretta realizzazione di un diga (vedi Vajont e Montedoglio) come possiamo garantire quella di un centrale nucleare?

Ora basta. Dobbiamo con forza dire che non possiamo accettare che per interessi di pochi, che magari ottengono benefici dall’acquisto di tecnologie vecchie e datate come quelle del nucleare, dobbiamo adottare una politica energetica basata sul nucleare che non garantisce la vita e l’incolumità di milioni di persone.

Ma esistono energie alternative e la ricerca di fonti rinnovabili sicure. Prendiamo atto, come Italiani quasi rassegnati al berlusconismo che ci sono interessi che ci fanno rabbrividire, ma gli scenari terrificanti del Giappone non ci dicono niente? E se ci dite che siamo sciacalli vi diciamo di contare i milioni di morti per cancro che abbiamo avuto dopo Černobyl’  e quelli che purtroppo avremo nel ricco e avanzato Giappone.


Basta con questi comunisti che mi denigrano. Io amico di Gheddafi? Quando mai. Chiedetelo a Putin se non vi fidate

28 febbraio 2011

 

Author Presidential Press Service

Lo hanno aspettato invano alla Corte d’assise d’appello di Milano, era legittimamente impedito dai suoi avvocati e da un’altra performance attoriale stile avanspettacolo per truppe coloniali del ventennio. Il Cavaliere (senza più stalliere) ha cominciato con un classico della commedia: “per colpa delle intercettazioni non ho più il telefonino. Questo non è un paese civile”. Non è sfiorato dal dubbio che questo non è un paese civile per il contenuto delle intercettazioni. Ma andiamo avanti. Dopo le intercettazioni è il turno del Colle: “Se una legge non piace al capo dello Stato e al suo staff, quella legge torna alla Camera e al Senato. Se invece non piace alla Corte costituzionale, la respinge”. Una battuta degna del grande Totò alle prese con l’onorevole Trombetta di fronte al dilemma di chi dovesse dormire con l’avvenente signorina nella cuccetta. Praticamente il Cavaliere non può scrivere una legge come gli pare che ecco i solerti funzionari del Colle la rimandano al mittente. Non voleva il suo ministro Brunetta efficienza? Subito dopo tocca al Parlamento dei nominati: ‘Lavorano al massimo 50 persone tutti gli altri stanno lì, fanno pettegolezzo e poi seguono ciò che dice il capogruppo”: ma davvero? E chi li ha nominati? Sono solo quelli dell’opposizione o anche i suoi fedelissimi? Eppoi una minaccia terribile: “Ne ho piene le scatole e non vedo l’ora di tornare a fare il cittadino privato. Ma se vado via anche il 51% degli italiani che mi stima penserebbe che ho disertato”. La rassicuriamo: una grande maggioranza sarebbe lieto se lei levasse gli ormeggi e ci lasciasse a rimpiangerlo e nessuno penserebbe che abbia disertato o lo accuserebbe di vigliaccheria, anzi. Infine, come non spolverare dal repertorio una battuta sui comunisti: “Abbiamo ancora i vecchi comunisti, noi diciamo bianco e loro dicono nero. Da loro arrivano solo insulti a valanga. Bersani apre la bocca e vedete cosa esce”. È vero, non si può nemmeno affermare che “Gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie” che subito si viene accusati di aver parlato male della scuola pubblica, come se con la Controriforma Gelmini non avesse fatto niente per la scuola statale (quanti centinaia di istituti ha chiuso?). È proprio vero, questi comunisti (Fini, Casini, Bersani, Di Pietro) sono menzogneri in ogni loro dichiarazione: stanno dicendo in giro che il cavaliere era amico di Gheddafi, di Ben Ali e di Mubarak. Come se un tale personaggio possa avere qualcosa a che fare con simili dittatori! Ci sono sempre Putin e Lukashenko che possono garantire per lui.


Il cavaliere fonda un ordine monastico di vergini

27 febbraio 2011

 

Un fotomontaggio comunista

Ci risiamo. Il Cavaliere è ancora sotto assedio dei mass media.

Adesso lo accusano perchè era amico di Gheddafi.

Addirittura i mezzi di comunicazione raccontano che ha accolto quel dittatore sanguinario e che spara sulla sua gente, con gli onori che si riservano a un grande leader mondiale.

Dicono che gli ha fatto mettere una tenda da beduino nel cuore di Roma e che lo ha osannato baciandogli la mano come fa un suddito al suo capo supremo.

Roba da matti quello che stanno dicendo del cavaliere.

Ma la cosa più incredibile è quello che i mezzi di comunicazione, che sono per la maggior parte di proprietà di noti avversari che odiano lui e la democrazia, stanno diffondendo sulla sua vita privata.

Dicono che abbia organizzato festini, scusate orge, con ragazze a pagamento. Dicono, addirittura, che alcune di queste erano minorenni.

Ma come si fa a dire tutto questo di un uomo che ha fatto della morale e della coerenza la sua bandiera e il suo motivo di vita?

Questi mezzi di comunicazione stanno scambiando quello che viene chiamato dallo stesso sig B “bunga bunga” con delle orge.

Infatti questo bunga bunga non è   altro che un rito iniziatico di ragazze giovani che promettono allo stesso B di rimanere vergini a vita.

Anche la chiesa si sta interessando a questo nuovo ordine monastico e sta iniziando, anche se in vita, una causa di beatificazione a B. per comportamenti morigerati e vita santa e dedicata agli altri, soprattutto se ricchi.

La stessa chiesa, modificando la sua dottrina e rileggendo con attenzione il messaggio del suo fondatore, non solo sta togliendo dal Vangelo tutte quelle frasi che fanno riferimento alla povertà e agli scandali nei confronti dei Fanciulli, ma sta pubblicando una versione aggiornata dei testi sacri nel quale si fa una distinzione tra la morale per i ricchi e quella per i meno abbienti.

Tutto naturalmente pagato dal beneffattore, sig. B., che ha fatto una grande elargizione anche per le scuole private della chiesa..

Comunque sembra che lo stesso B abbia avuto un messaggio dall’Alto, in cui il Supremo con tono serio gli ha detto: quando verrai da me ti farò vedere chi comanda veramente.


Mentre i politici italiani non intendevano disturbare o interferire negli affari di Gheddafia (questa è stata Libia per quarant’anni), il macellaio di Sirte bombardava i suoi sudditi, bollandoli come ratti e drogati

23 febbraio 2011

 

Author James (Jim) Gordon from Manhattan, New York City, USA

Mentre i politici italiani non intendevano disturbare o interferire negli affari di Gheddafi, mentre altri ritenevano il rais garante della stabilità nell’area che si doveva salvaguardare a tutti i costi, il macellaio di Sirte bombardava i suoi sudditi, bollandoli come “ratti e drogati”, che manifestavano contro il regime, assoldava mercenari per diffondere il terrore e soffocare nel sangue la parola “libertà” insieme a chi la pronunciava. Guai a parlare di intervento! Gli esportatori di democrazia in Iraq sbavavano che la “democrazia non si esporta” seguendo alla lettera il principio di contraddizione che ha finito per sostituire l’obsoleto principio “di non contraddizione”, altri erano preoccupati per gli eventuali sbarchi di uomini in fuga (clandestini, secondo il Nuovo dizionario della lingua transpadano-italica) e chiedevano smistamenti in altri paesi europei in nome di un europeismo sempre insultato con pensieri, parole, opere e omissioni, l’Europa ha mostrato una prontezza e un’unità nel non muoversi da commuovere e spingere al mea culpa gli euroscettici. Intanto 10.000 (diecimila!) persone venivano massacrate e 50.000 mila ferite per ordine dell’amico degno di baciamano e di pubblici elogi.

Dopo gli sbarchi temuti, ciò che più preoccupa i nostri politici è l’eventuale creazione di un governo di fondamentalisti islamici. È strano che così fini strateghi e conoscitori della geopolitica non abbiano in alcun modo percepito che le cose per il macellaio Gheddafi si stessero mettendo male. Dov’erano i nostri servizi segreti? Gli italiani in Libia non avevano avvertito nulla? Qualcuno li aveva mai sentiti? Possibile che politici così accorti non abbiano visitato altro che la tenda del beduino assassino? Possibile che così strenui esportatori della democrazia non abbiano incoraggiato ed aiutato chi voleva ribellarsi al governo tirannico e sanguinoso? Con quale credibilità ora l’Italia e l’Europa potranno indirizzare verso la democrazia il post-Gheddafi? Quale democrazia? Quella europea che coccola e sostiene i dittatori sanguinari se possono essere economicamente utili, tranne poi, una volta caduti, biasimarli, additarli al pubblico ludibrio? La credibilità per un politico e per una politica democratica dovrebbe essere il primo obiettivo, sempre, anche quando si è costretti a trattare con dittatori. Non si può essere amico dell’assassino e solidale coll’assassinato. Almeno secondo logica, se esiste ancora.


Perché questo silenzio sulla macelleria libica? Anche se il sanguinario Gheddafi dovesse conservare il potere, nulla cambierebbe nei rapporti col rais?

21 febbraio 2011

 

Author Marfucha

È insopportabile questo silenzio sulla macelleria libica. Quando finisce l’amicizia con un dittatore sanguinario? Quando questi è definitivamente sconfitto e annientato? E se il sanguinario Gheddafi dovesse riuscire a soffocare nel sangue la rivolta, nulla cambierebbe negli “amichevoli” rapporti? Si può, politicamente, essere amici di un individuo che bombarda il suo popolo? Il silenzio italiano è doppiamente assordante: la Libia è stata una colonia italiana. Ricordiamo la guerra del 1911? La grande proletaria s’è mossa scriveva il vecchio e stordito Giovanni Pascoli; i versi di insopportabile retorica di D’Annunzio; l’inascoltato avvertimento salveminiano sul grande scatolone di sabbia; ricordiamo la riconquista fascista della Libia? L’operato di Pietro Badoglio, colui che affermò “che i guerrieri del deserto sarebbero stati sconfitti deportando la popolazione civile. “Non mi nascondo la portata e la gravità di questo provvedimento, che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa”, scrisse Badoglio il 21 giugno 1930 al generale Graziani. “Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla fino alla fine anche se dovesse perire tutta la popolazione della Cirenaica” (da Un capitolo oscuro in nuova prospettiva:
il dominio coloniale in Libia
di Aram Mattioli). Ricordiamo le deportazioni di massa, i campi di concentramento italiani? Inoltre la Libia, se non sbaglio, fornisce all’Italia circa un 40% del petrolio che consumiamo ogni giorno. Possiamo far finta di nulla? Far finta di non capire che l’amico sta bombardando il suoi cittadini? Si potrà ancora stringere la mano ad un tale individuo, organizzargli pagliacciate sul suolo italiano, fingere che non sia successo e non stia succedendo niente? Se un dittatore sanguinario difende i nostri interessi non è deprecabile? Il popolo libico deve avere tutta la solidarietà e il sostegno di chi ama la libertà effettuale non la parodia della libertà.